domenica 19 ottobre 2008

Lasciare che sia


‘The Mother’ è un giornale fantastico ma purtroppo in inglese e molte delle mie amiche non leggono tale lingua. Così per poter fare la nostra strada insieme abbiamo deciso che proverò a tradurre alcun i degli scritti più salienti (dal nostro personalissimo punto di vista). Per motivi di tempo, di spazio e di limiti della mia conoscenza della lingua le traduzioni non saranno integrali ma credo di riuscire a conservare il senso. E visto che il lavoro viene fatto, perché non condividerlo con altre?

Spero che gli autori non me ne vogliano (si deve chiedere il permesso?).

‘The Mother’ è contro le ostetriche?

 Veronika Robinson- The Mother n.°2 pag.5 (estate 2002)

 

[…]Il parto è di responsabilità della DONNA, non di chi si prende cura di lei.Un’ostetrica invitata al parto di una donna deve essere presente come una custode.

The Mother non è contro le ostetriche, ma denunceremo quelle ostetriche che tiranneggiano o maltrattano le donne. Denunceremo quelle pratiche o politiche ostetriche che minacciano la capacità della donna di partorire nel modo in cui sceglie. Non credete che un’ostetrica debba trattare una donna in gravidanza o che sta partorendo con almeno un po’ di rispetto?Bè, fortunatamente la maggioranza tratta bene le donne. Comunque, vi sono alcune ostetriche che abusano delle donne di cui si dovrebbero prendere cura. Abusano di loro fisicamente, emotivamente, mentalmente e spiritualmente. Ciò non è accettabile a nessun livello e per nessuna ragione!

In ogni professione ci saranno sempre le mele marce, per così dire, che danneggiano l’immagine degli altri nel loro campo. Noi dobbiamo essere molto chiari sul fatto che l’ostetricia non è solo una professione. E’ una chiamata. E’, infatti, un onore dei più alti essere invitate alla nascita e all’arrivo di una nuova anima sul pianeta terra.

Se l’ego di un’ostetrica è così insano, da avere bisogno di esercitare un controllo totale sulla situazione, per impersonare il ruolo simbolico della ‘salvatrice’, allora si dovrebbe interrogare sul perché ha scelto il sentiero dell’ostetricia. E dovrebbe abbandonarlo e far spazio alle aspiranti ostetriche che posseggono empatia, integrità ed onestà. Ostetrica (midwife . inglese…la traduzione non rende sul termine in italiano)significa ‘con la donna’. Non significa ‘che controlla la donna’. Non significa ‘ io devo far nascere ogni bambino’. Non significa ‘tu devi fare come dico io!’. E certamente non significa prenotare di nascosto una donna per un parto in ospedale quando ha richiesto un parto in casa. E non significa forzare una donna che partorisce in casa a dirigersi in ospedale perché è in travaglio già da un po’.

Al momento in cui scrivo, ci sono donne in Gran Bretagna che hanno e hanno avuto intimidazioni da ostetriche che, odio dirlo, agiscono come ho descritto sopra.

Alcune partorienti hanno fatto ciò che gli è stato detto di fare. Altre hanno optato per una nascita non assistita. Non è illegale farlo. Perché allora una donna, fresca di parto col suo bimbo fra le braccia, deve essere indagata dalla polizia e dall’assistenza sociale, senza alcun preavviso, per ‘non – conformità’(alle regole…per non avere obbedito n.d.t.)?

Perché deve affrontare la sorveglianza del dipartimento di salute mentale e demonizzata come genitore che maltratta il proprio figlio se ha appena scelto ciò che c’è di meglio per lui/lei? QUESTO STA SUCCEDENDO IN INGHILTERRA!

[…]

Il nostro lavoro non è quello di condannare le donne per il tipo di parto che scelgono ma incoraggiare OGNUNO a onorare la sacralità della nascita e trattare il bimbo appena nato e la madre con il massimo rispetto, onore e dignità.

[…]

Lo splendore di Ruth si manifestava nel suo silenzio; la sua energia che si rifletteva e la sua abilità di lasciare soltanto che io andassi avanti col parto. Lei non entrò in scena a dirmi come respirare e spingere. Mi ha semplicemente lasciato essere. Il mio corpo ha spinto senza che io facessi alcuno sforzo.

Quando la mia bimba scivolò dolcemente dal mio corpo, come una saponetta bagnata stretta tra le mani, lei disse solo ‘ben fatto’. Non aveva nessun bisogno di controllare l’evento. Non aveva ‘investito’ nel far nascere la bimba e atteggiarsi da eroina. Se c’è un’arte dell’ostetricia, lei l’ha impersonificata. Una buona ostetrica permette ai genitori di fare da soli. Se un parto richiede una mano d’aiuto, l’ostetrica sa quando intervenire e dare suggerimenti alla donna che partorisce. Ma lo fa saggiamente.

Una buona ostetrica sa lasciare il suo bagaglio emozionale e le sue paure fuori la porta d’ingresso quando entra per un parto o una visita prenatale. Quando un’ostetrica entra nell’aura di una donna incinta…lei entra nello spazio sacro della mamma col bambino. Deve entrare come se si accingesse a oltrepassare la soglia di un tempio antico e sacro. Cioè con timore reverenziale.

[…]

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