LIBERAMORE
Arriva l'estate, anche se
burocraticamente è ancora primavera. Arrivano i festival, la strada,
le carovane e tornano puntuali le stesse riflessioni . Sono sensibile
al tema, è indiscutibile. Appena sento parlare di amore libero, la
maestrina che è in me sussulta e filosofeggia sulle parole.
Perché anche se libero,
incondizionato, universale...sempre di amore deve trattarsi. Diverso
dal trastrullarsi giocosamente saltando di uomo in uomo o di donna in
donna o di uomo in donna, senza legami di alcun tipo e senza cura.
Cura.
Questa parola mi piace moltissimo e mi
risuona dentro forte da quando sono piccola. Da quando leggevo Don
Lorenzo Milani obbiettare contro il servizio militare incitando i
giovani a considerarsi tutti l'unico responsabile di tutto, dal
momento che 'l'obbedienza non è più una virtù ma la più turpe
delle tentazioni'.Da quando leggevo di quel “I care” dipinto a
grandi lettere sulle mura della scuola di Barbiana. Mi importa.
A me importa.
Di ogni essere con cui condivido il
cammino. E voglio prendermi cura. Sono femmina, d'altronde, e gira
voce che sia il nostro compito.
Imparo da poco a prendermi cura degli
oggetti che ho sempre trascurato. So che devo prendermi cura anche di
me e anche lì sono in cammino. Prendermi cura degli altri è quello
che dicono mi riesce bene. Incondizionatamente.
I figli a cui ho dato luce sono
un'ottima scuola. Respirare e aspettare prima di consigliare, di dire
'non è niente' , o 'si fa così ', cancellare il giusto e lo
sbagliato e imparare a vedere le persone che sono, dietro l'etichetta
i 'miei' figli. Che miei non sono di certo. Come non può essere mio
l'uomo che amo in questo momento. Non è mio il cane che ospito. Non
è mia la terra che accudisco.
Ma me ne prendo cura.
Mi sento responsabile del loro stare
bene.
Sento che la mia cura è ciò che posso
dare all'universo in cambio dei doni che ogni giorno ricevo.
Non è facile restare dentro alla
fiducia. Impormi , fino a che diventa naturale, di vedere le persone
al di là delle etichette, dei giudizi superficiali che sono tentata
di dare, difficile riconoscere che i loro comportamenti , a volte
dolorosi per me, 'non sono la mia bomba', come mi ha insegnato
Ellika, grande maestra. Sono le loro ferite che parlano perché ho
toccato qualcosa del lato oscuro, perché ci facciamo tutti da
specchio.
Difficile non trasformare questo in un
essere sempre disponibile cancellando i propri bisogni. Restare ad
accogliere un pianto di un figlio o una richiesta di un genitore, o
la rabbia di un uomo, restando amorevole ma dicendo 'No'. Ti amo, ti
accolgo, ma questo per me non va bene.
E' un duro lavoro.
E per questo quando sento dare nome di
libero amore a quello che è libero sesso, mi intristisco un po'.
Non confondete la libertà col
desiderio di non essere coinvolti.
Quando si ama sì è coinvolti e
nessuno è solo. Non ci si gira dall'altra parte dopo l'orgasmo e
ognuno per la sua strada. Nulla di male in questo. Anche io ho Venere
nello Scorpione :-) .
Ma è un'altra cosa.
E mi accorgo di scrivere questo non
come donna 'coinvolta', come l'anno scorso. Mi sento come la donna
anziana che parla ai giovani...sento che i capelli bianchi iniziano a
fare effetto, sento di dovere dare l'esempio, scrivere nuove storie,
cantare nuove canzoni e inventare una nuova mitologia che porti
immagini diverse a cui ispirarsi.
Perché le parole sono realtà, vibrano
e cambiano il mondo come i pensieri a cui sono legate e allora se
racconto ai miei figli sempre la storia del principe e della
principessa....o canto 'u cunigghio' che speranza ho di fare la
rivoluzione?
…. E chi mi ama mi segua !