Premessa: ci sono due parole che in inglese sono esaustive e rendono molto bene l’idea di ciò che descrivono ma che in italiano io non so tradurre e sono ‘bonding’ e ‘attachment’. Letteralmente sarebbero qualcosa tipo ‘legame ‘ed ‘attaccamento’ che in italiano sono un po’ bruttini e non rendono l’idea (forse anche perché nella nostra cultura a queste parole si dà una accezione piuttosto negativa, quasi una debolezza…chissà). Si tratta dello stretto legame emotivo affettivo intuitivo che si crea tra genitori e bimbi se nella relazione si privilegiano il contatto fisico e l’ascolto e il rispetto dei bisogni del bambino (partorire indisturbati, non essere separati dalla madre, essere portati addosso, in braccio o con una fasci, dormire insieme, allattare al seno a richiesta…)…io le ho lasciate bruttine così quando non ho trovato perifrasi adatte…accontentatevi.
Naomi Aldort celebra i meravigliosi primi passi – The Mother n.30 sett/ott 2008
Come neonati sembrano angelici, poi, un giorno, il mostro esce dal sacco. Spesso i genitori mi chiamano, perplessi e confusi: “Ho fatto tutto correttamente” dice una mamma, “Jimmy è nato in modo pacifico, è ancora allattato a richiesta, dorme con me, e l’ho portato tutto il tempo…come mai è così difficile ora a (2, 3, 4 anni)?”.
Ciò che accade è il meraviglioso risultato di una relazione di fiducia e di un legame profondo incoraggiato da un salutare attaccamento. Il bambino ora si fida di te assolutamente, e in questa fiducia dà per sconato giustamente che tu sei dalla sua parte e che lui è sicuro, e benvenuto se spiega le sue ali. Il modo in cui i piccoli uomini spiegano le loro ali, comunque, non sempre conviene agli adulti, ed è qui che iniziano i problemi.
Non è conveniente quando il bimbo ci sbava addosso, ci bagna, impiastriccia il pavimento col cibo, o si sveglia sette volte in una notte – tuttavia nella nosta fiducia che questi siano suoi bisogni e nel nostro impegno nell’accudimento con attaccamento, li accettiamo con amore e senza giudizi. La transizione da un bambino indifeso ad uno che si muove automomamente e che si sta rendendo consapevole di sé, può essere fuorviante, e molti genitori erronaeamente in questo momento cambiano approccio. Essi spostano la loro attitudine dalla totale fiducia e accetazione, a una di insegnamenti e battaglie.
Un padre mi confessò che si pentiva dell’approccio ‘con attaccamento’ che lui e sua moglie avevano messoin pratica con la loro figlia. A quattro anni lei era ‘sfrenata ed esigente’, mentre il bimbo dei loro amici è così ‘collaborativo’, e quel bimbo era cresciuto con un passeggino e con la babysitter.
Dal momento che ricevo questa notiza molte volte, da diversi genitori, non posso dire che si tratta solo di una differenza nella personalità del bambino. La domanda è: l’altro bambino è davvero collaborativo, o è solo più obbediente e rassegnato?D’altro canto il nostro bimbo che ha sperimentato fiducia e attaccamento è davvero sfrenato e esigente o piuttosto molto vitale e autorevole?
E se la mia assunzione è valida, allora la difficoltà non è nel bambino, ma in noi, i genitori. Forse ciò che ci serve è un’estensione dell’attitudine dell’attaccamento, con tutta la fiducia e il riconoscimento che ne seguono, per molti più anni.
Il resto la prossima puntata .
per chi volesse andare a vedere chi è l'autrice www.NaomiAldort.com oppure www.AuthenticParent.com
1 commento:
LA BELLEZZA STA NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA...
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