martedì 23 giugno 2009

Terra mia

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità.
A me ricordava la gonna di Jenny
ad un ballo di tanti anni fa.

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni,era il mio cuor
e allora perchè coltivarla ancora,
                                         come pensarla miglior.
Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro
a cielo ed amore
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze ad un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente lo sa
e la gente lo sa
che sai suonare
suonare ti tocca per tutta la vita
 e ti piace lasciarti ascoltare.

Finì con i campi alle ortiche
finì con un flauto spezzato 
e un ridere rauco e ricordi tanti
ma nemmeno un rimpianto.

Il suonatore Jones - F-De Andrè



domenica 3 maggio 2009

Il mio ventre


Sembrerebbe innegabile il legame della fecondità e della maternità con tutti i simboli della danza del ventre, ma molti autori e autrici contestano la tendenza – attribuita alla psicoanalisi – di ritrovare dappertutto il simbolo della fecondità, erchè la considerano qualcosa di poco pregevole o comunque riduttivo dell’esperienza femminile.

Invece penso che la fecondità alluda alla potenza del femminile, che è racchiusa nei semi, nelle idee creative e nella sessualità. Per questo nasconde una simbologia complessa, che accoglie diversi aspetti produttivi  della femminilità, che attingono alla creatività, alla produttività dell’immaginazione, al mistero del corpo, alla magia della donna e all’offrire se stesse in qualsiasi campo si scelga di esprimersi nella vita.

Non cedo che i simboli della fertilità riducano il ruolo della donna a quello biologico, ma penso che, al contrario, sia solo la svalutazione del ruolo materno a farci considerare riduttivi i simboli della fecondità.

Quando i simboli di fertilità si riferiscono specificamente alla maternità, la portano ad alte vette, al punto da rendere questa esperienza comune a tutti gli esseri umani ( perché tutti siamo nati da una donna), il fulcro della intuizione religiosa della preistoria.

Come arte incentrata sull’aspetto creativo materno, la danza del ventre ci fa partecipi del mistero essenziale della vita, ed è ancorata al sentire matriarcale, quando la donna era venerata per molti aspetti, di cui primario era quello materno.Oggi la danza del ventre può aiutarci a valutare positivamente le nostre capacità procreative, aprirci all’esperienza della maternità. Penso che non sia un contributo da sottovalutare, perché – rimanendo nell’ambito dell’Italia, dove esiste una preoccupante crisi demografica che si va accentuando sempre più – fa pensare che per le donne la scelta di diventare madri sia più una rinuncia che un privilegio.

Nel nostro mondo, fertilità e maternità si presentano come argomenti ai margini della cultura e della identità femminile. Questa mancanza tende a manifestarsi negativamente nel corpo, sotto forma di sintomo: disturbi del ciclo mestruale, anoressia, sterilità idiomatiche, aborti multipli e gravidanze a tuti i costi.Sintomi che esprimono un profondo disagio e suggeriscono che deve essere recuperato l’equilibrio con la maternità.

La danza del ventre coltiva la femminilità in tutti i sui aspetti, a cominciare da quello materno, che è esternato in un corpo che possiede volume, profondità interiore e grazia.

Come mezzo simbolico, ci aiuta a far fronte alle paure che ispira a tante donne non tanto il parto in sé, ma soprattutto l’atto di trasformazione da ragazza a madre che avviene con il parto.

La danza comincia il suo approccio con il corpo, attraverso i simboli, che in fondo sono simboli di Vita e rigenerazione ancorati alla figura materna della Dea della Fertilità che dà nutrimento tanto fisico come creativo. Danzando la donna scopre nel suo corpo le fonti sacre della Vita, l’importanza spirituale della Vita.

Questa nuova consapevolezza del corpo, può accentuare la gratificazione che una donna ha nell’essere in grado di compiere il massimo grado di creatività naturale diventando madre, o esaltare le sue qualità creative, la sua feconda fantasia, in altri ambiti in cui scelga di applicarsi.

Quando una donna sogna un figlio con timore, la danza del ventre la può aiutare a scoprire il valore della maternità, non come un ruolo prestabilito dal suo genere, un qualcosa che ‘tutte possono fare’, dove è implicita una svalutazione  della procreazione, ma un invito a viverla come una scelta personale, un privilegio della sua femminilità, del quale può essere orgogliosa e da cui può trarre grande gratificazione spirituale.Deve lottare per una definizione positiva della sua maternità, perché la realizzazione del suo ruolo di madre la può mettere in una situazione di svantaggio in altre sfere della sua vita, in particolare sul lavoro. Stando in contatto con la propria femminilità, con il “principio femminile” del mondo, il giusto equilibrio lo troverà, perché conoscendo se stessa sarà in grado di capire meglio come gestire il suo tempo, per distribuire con giudizio le proprie energie.


Maria Strova - Il linguaggio segreto della danza del ventre - MacroEdizioni

 

 

giovedì 23 aprile 2009

Dare latte

M- Vuoi ancora succo di frutta?
A - No, ora voglio succo di tetta

Mamma, voglio diventare grande, con la bocca lunga,così ciuccio tre tette

A- voglio tetta
P- no, la voglio io la tetta
A-tu no.Hai la barba, non puoi ciucciare.


martedì 3 marzo 2009

Slow Maternity

Da 'The mother" n.32

Il movimento slow ha guadagnato molte adesioni recentemente, dato che molte persone trovano che la pace della vita moderna non è portatrice di buona salute.Abbiamo assistito alla nascita delle Slow Cities, Slow Food, Sloow Working così io voglio riflettere sulla Slow Maternity.

Una Madre Lenta – per molte persone questo è da leggere come una madre pigra.E questa è sicuramente una delle figure maggiormente ingiuriate dalla moderna cultura dei tabloid.Quanti titoli (e quante iniziative del governo)annunciano piani per ‘far tornare le madri al lavoro!’o denunciano le madri che usufruiscono dei benefici di legge.

Queste persone sembrano dimenticare che esse hanno già un lavoro-essere madri dei loro bambini.

Perché la nostra cultura è così ossessionata nel forzare i genitori a fare due lavori-uno pagato fuori casa e uno non pagato in casa-senza supporto e quindi facendo nessuno dei due bene?

Ho la sensazione che il femminismo ha reso agli uomini e alle donne un grande disservizio nell’area della gravidanza e della maternità. Nel tentativo di liberare le donne dalla necessità di procreare all’infinito, l’ha inavvertitamente degradate davanti all’occhio pubblico.Se le donne non vogliono fare ciò che solo una donna può fare, allora deve veramente non valere la pena!E dunque, io dichiaro che questo è il momento di reclamare la natura essenzialmente lenta della maternità.

Quando rimasi incinta del mio bimbo più grande, mi aspettavo, e lo desideravo molto, di essere viziata: trattamenti speciali, sonnellini pomeridiani, cioccolatini.Invece, ciò che ottenni fu la pressione di non cedere a questo genere di desideri,e mi fu detto di procedere come se non mi stesse succedendo nulla.Molte persone non osavano trattarmi differentemente, poiché temevano di passare per ‘politicamente scorretti’.Le riviste femminili erano piene di donne che dichiaravano ‘di essere incinte non inferme’e completamente intenzionate ad andare avanti a lavorare/fare le pendolari/fare jogging/scalare montagne. Io ero inorridita; non vedevano di cadere preda della propaganda capitalista, e stavano negando a loro stesse il rilassamento che meritavano per questo momento speciale?Riuscivano almeno a vedere che si trattava di un momento speciale?

In questo caso tutte le pari opportunità che mi erano date erano di ricevere le stesse pressioni per essere schiavizzati come tutti gli altri, nonostante stessi attraversando l’ esperienza più estenuante fisicamente e caotica emozionalmente che mi fosse mai capitato di affrontare.Per quanto mi riguardava, ero già duramente al lavoro nel costruire un’intera nuova persona da zero.Come si potevano aspettare che arrivassi anche in orario in ufficio ?

Di fatto, tutti si aspettavano che arrivassi in orario in ufficio.In effetti, generalmente ci si aspettava che io considerassi il mio lavoro più importante della  mia gravidanza.Dal mio punto di vista, c’era un enorme errore di priorità erronee.Io stavo crescendo una persona; questo era l’unico momento in cui io sarei stata impegnata a crescere quella particolare persona.Ovviamente, stare stesa sul divano accarezzandomi il ventre, e percepirne i colpetti, era la mia principale attività.Mettere a posto un archivio certo non poteva competere.

Ci fu sgomento quando presi il mio congedo di maternità cinque settimane prima della data prevista.Che cosa mai avrei trovato da fare? Perchè non lavoravo fino al parto? […]

Avevo bisogno di contemplazione, di prepararmi mentalmente ed emozionalmente al più grande sconvolgimento capitato nella mia vita finora.Dovevo entrare in comunione col bambino prima che affrontassimo insieme il terribile lavoro del parto.Dovevo riposare.

Dopo il parto fui nuovamente scioccata dall’attitudine che si aspettavano da me che prendessi. “Ho appena partorito” spiegavo con pazienza. “Non scendo dal letto oggi”.Nelle culture più sensibili vi sono dei periodi in cui una neomamma è strettamente tenuta a riposo, fino a quaranta giorni.Sfortunatamente, la nostra non è una cultura sensibile e immediatamente ha inizio la pressione sulle madri perché ‘tornino normali’.Ma la gente non capisce?Normale non esiste con un bambino,e neanche dovrebbe.Questo periodo dovrebbe essere la Luna di Bimbo, un incanto per la nuova famiglia, occupata solo nella cosa più importante: amarsi l’un l’altro.[…]

Invece ci si dice di metter giù il bambino così da poter fare altre cose, dare la bambino il biberon così tu puoi fare una pausa.Ma scherzano!?Come ogni genitore può confermare, il momento in cui apprezzi di più tuo figlio è quando dorme e chiunque non abbia dato valore a questi magici momenti in cui si sta stesi nel letto, il  neonato tra le braccia, ha perso una delle esperienza più magiche che l’essere genitori offre.

Allattare al seno è l’ultimo baluardo delle attività ‘slow’.Ti devi sedere in una poltrona comoda, circondata da morbidi cuscini,tazza di tè in una mano, scatola di cioccolatini in prossimità, il tuo meravigliosamente profumato bimbo al sicuro e al caldo tra le tue braccia, per ore ogni volta.Okay lo devi fare anche di notte, ma come strada per evitarti legittimamente i lavori di casa, fare il tè o addirittura uscire di casa è al mattino, è assolutamente la scelta vincente.

Ovviamente la società disapprova questo tempo così trascorso.Inizialmente, pensavo fosse a causa delle identificazione, presente nella nostra cultura, del seno come oggetto sessuale.Ma poi ho realizzato che è anche a causa del fatto che l’allattamento al seno richiede tempo: tempo trascorso cibando,nutrendo e godendoti il tuo bambino; tempo durante il quale dovresti mettere tuo figlio in un asilo e tornare al lavoro!

Il congedo per maternità, passo vitale verso ciò che può realmente offrire pari opportunità all’uomo e alla donna nella sfera familiare, rinforza l’idea che avere un bambino altro non è che una breve interruzione in quello che è il compito principale- lavorare per vivere.[…]

Come ogni Genitore Lento sa, la cosa più importante è la famiglia e il lavoro non è altro che uno sfondo più o meno piacevole per pagare l’affitto.I Genitori Lenti di fatto combattono l’uno contro l’altro per chi deve essere quello che sta a casa.

I bimbi sono naturalmente oziosi.Lasciamo che siano loro a condurci e il tempo scivolerà in un movimento lento.Essi vivono puramente il presente, non sanno dire che ore sono, sono costituzionalmente incapaci di andare di fretta, specialmente se tu sei in ritardo per un appuntamento.

E invece, nel ventunesimo secolo, andiamo di fretta più che mai- impacchettando i loro giorni con attività senza significato, e spingendoli a crescere troppo in fretta.E mentre i miei figli crescono, la principale domanda sulle labbra della gente che incontriamo è ‘quando tornerai al lavoro?’.I miei bambini sono il mio lavoro, non perché io sia stata forzata a sfacchinare con i lavori domestici da una rigida divisione di ruoli basata sul genere, ma per scelta.La società odia questo, risentendosi anche dei magri assegni familiari  che mi paga lo stato[chi scrive non risiede in italia,qui non c’è nulla del genere per quanto magro…n.d.t.] per svolgere il mio dovere civico di tirar su con responsabilità la futura generazione.

Non può trattarsi di ‘vero lavoro’ perché mi piace:perché il mio lavoro comprende picnic in giardino , guardare laPimpa, costruire complicati rifugi dietro il divano.Il mio lavoro coinvolge piccole creature che amo e un mondo domestico lontano dalle insignificanti fatiche lavorative.Crescere dei bambini, come sai ogni genitore, può essere difficile e può esaurire, ma è anche  più soddisfacente e divertente di un qualsiasi lavoro pagato. E se c’è una cosa che fa inorridire la nostra cultura del lavoro è divertirsi.E così la battaglia continua per prosciugare via tutta la lentezza dalla maternità.E’ giunto il tempo per le madri di reclamare quel divano, quella scatola di cioccolatini, e quella tazza di tè leggendo ‘the gruffalo’ (?n.d.t) per la quattordicesima volta. Tirate su i piedi e divertitevi!

Autrice Liz Pilley

 

 

 

 

 

 

 

domenica 22 febbraio 2009

Che banda!


Rispondo quasi ogni giorno a pressanti domande,poste da chiunque, anche dal salumiere che molto probabilmente non brilla di cooperazione nelle scelte educative dei suoi figli(quel salumiere…non i salumieri…), sul perché non mando mio figlio all’asilo.

E quasi ogni settimana rispondo (o cerco di difendermi glissando)a interrogatori ancor più pressanti , posti questi dai quei pochi a cui ho avuto la sventurata idea di dire di questa mia folle convinzione, sul perché non voglio mandare mio figlio a scuola dopo.

L’argomento principe è:ma un bambino ha bisogno di socializzare.Non voglio dilungarmi qui in elucubrazioni dotte su cosa vogliamo intendere per socializzare (essere costretti 5 ore al giorno seduti in un banco a fianco di uno o una che nella maggior parti dei casi non ha nulla a che vedere con te, essendo cazziato alla minima parola che scambi?).

Non mi dilungo ho promesso.

Voglio solo raccontare i fatti miei.

Perché oggi sono molto felice. Abbiamo passato una giornata meravigliosa.Carnevale di Scampia, organizzato dal Gridas

Dopo la sfilata e la sosta al campo Rom Artù era stanco, voleva andare a casa...e mentre aspettavamo che arrivassero tutti per iniziare a mangiare, io, contro i miei principi non interventisti, gli suggerivo ammiccante la presenza di altri bambini e bambine.

Non so cosa vuol dire socializzare ma so di cosa ha bisogno mio figlio che i bambini non se li è cacati di striscio ma ha in ordine:

-rimorchiato chiunque avesse un pezzo di pizza in mano; 

-fatto mille effusioni ai nostri meraviglioso amici Tosimo e Giange (parole di Artù);

-ballato estasiato alla musica della Titubanda (come non rimanere estasiati);

-fatto amicizia con le belle e simpatiche componenti della Malamurga (la musica è musica...ma è omm' e un po' il fariniello lo fa...);

-provato un qualsiasi strumento lasciato non accudito (con estremo rispetto e delicatezza)e anche alcuni in mano a suonatori contenti della sua passione;

-pianto quando era ora di andare via.

Il tutto in piena autonomia e a debita distanza da me.Questo per rispondere a chi dice che allattarlo ancora al seno,portarlo in fascia, farlo dormire nel lettone fà di lui un essere dipendente e mammone.

Non che in altre occasioni non gradisca la compagnia di coetanei (poche volte per ora e se non c'è di meglio da fare)ma mi piace sapere che sia lui a scegliere se,come e quando.

E mi piace che viva la nostra vita con noi e non una riproduzione finta della vita in cui qualcuno (che di certo non è il bambino) decide cosa è giusto che si faccia si dica si pensi.

Non mi dovevo dilungare.

Oggi  eravamo felici. Non possiamo esserlo ogni giorno,facendo ciò che più ci aggrada, senza aspettare il dì di festa?

martedì 20 gennaio 2009

Nella pancia della mamma


Isola
io non ho che te cuore della mia razza

Di te amore m'attrista, mia terra,
se oscuri profumi
perde la sera d'aranci,
o d'oleandri, sereno,
cammina con rose il torrente
che quasi n'è tocca la foce.

Ma se torno a tue rive
e dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia o amore,
ansia d'altri cieli mi volge
e mi nascondo tra le perdute cose.

Salvatore Quasimodo

sabato 10 gennaio 2009

Ascoltarsi

Adesso il mistero femminile mi attira come il tesoro sepolto, il "Solo noi sappiamo":ho bisogno di donne.
Donne-pirata, alla ricerca del galeone con dentro il forziere d'oro nel fondo del mare.
Bella immagine.(Giulio)
Che vergogna.(Nico)
Più di uno ride, mi regalano incensi, una decalcomania con simboli alchemici, un kimono verde ramarro.
Un cappello da pirata, nessuno.
Hanno paura?
Fa paura una donna che si ascolta.
Un uomo che ascolta la propria donna.
La donna che ha in sè.



( N.Salomon Storie di latte, quadri di una maternità,SEAO Editore)

mercoledì 7 gennaio 2009

ci proviamo...


...a ricostruire una rete solidale? ora si chiamano gruppi di auto e mutuo aiuo...prima semplicemente accadeva.

Sappiamo bene che due mamme e due bambini sono una realtà diversa , anche se il rapporto numerico è lo stesso, da una mamma sola col suo bimbo…Noi abbiamo sperimentato che se io vengo a casa tua e sto con i bimbi , tu puoi fare i servizi o lavorare due ore al computer senza dover chiamare una babysitter purchè ricambi il favore…magari in cambio mi darai una lezione di yoga…E così una donna avvocato potrà darci delle dritte sui temi a noi  cari in cambio di una bella torta al cioccolato BIO. E così via…sfogo alla fantasia!

Vorremmo dare sostegno e informazione alle donne perchè scelgano il proprio parto, perchè allattino al seno in santa pace ma abbiamo scoperto che tutto questo non prescinde dal 'recupero' di una fiducia nel 'potere femminile' e una rivisitazione del nostro modo di pensarci.Per questo incontri di donne non di mamme.


Questa data è visibilmente passata...ma l'appuntamento è mensile...donne flegree fatevi avanti.